Lettera di Pericle Soutsous
pubblicata sull’”Avanti!” del 24 ottobre 1951
dal libro "le Fraschette di Alatri da campo di concentramento a centro raccolta rifugiati e profughi"
dal libro "le Fraschette di Alatri da campo di concentramento a centro raccolta rifugiati e profughi"
Egregio Direttore,
ho l’onore di domandarvi di
esercitare la vostra influenza per salvare la mia vita che si trova in
pericolo. Mi chiamo Pericle Soutsous, figlio di Evangelo e di Eli Soutsous.
Sono nato ad Atene il 3 gennaio 1923. Sono un ex ufficiale della marina da
guerra greca. Partito dalla Grecia il 2 settembre 1951 con una barca a motore
sono giunto in Italia sbarcando a
Siderno il 7 settembre 1951. Dalla Grecia sono partito clandestinamente,
pesando sulla mia testa, sin da 1948, la condanna a morte inflittami dal
governo monarchico-fascista greco in seguito alla mia attività di partigiano
della pace. Giunto in Italia e fermato dalla polizia consegnai subito, alla
prima richiesta,tutta la mia fortuna, vale a dire 44 sterline d’oro e 163.000
dracme. Mi si impedì di portare con me alcuni vestiti che possedevo. Durante
l’interrogatorio dissi la verità. Alla domanda dove desideravo andare risposi
che se non mi era possibile andare in Francia, avrei desiderato raggiungere la Romania o la Cecoslovacchia.
Fin qui tutto bene. Il 15 settembre 1951 dal carcere venni
trasferito al campo di Fraschette (C.R.P.S.) , presso Alatri. Dopo 35 giorni
che sono in Italia non ho ancora ricevuto né il mio denaro né i miei vestiti. Si
avvicina l’inverno e non ho di che coprirmi. Sono malato di stomaco e non ho
denaro per comperare i cibi. Ho fatto richiesta di lasciarmi agire per riavere
indietro il mio denaro e la
Direzione del campo non l’ha accolta. Così pure mi è stato
rifiutato il permesso di vendere alcuni oggetti personali che ancora porto con
me. Mentre io mi trovo prigioniero, gli ospiti del campo, quasi tutti ex
nazisti, hanno la più piena libertà di allontanarsi dal campo. Feci domanda di
andare all’Ambasciata romena e un funzionario del campo mi rispose che se avevo
intenzione di andare in Romania sarei stato rinviato in Grecia. Il 10 settembre
1951 faccio domanda , per la seconda volta , di andare sotto scorta
all’Ambasciata romena e il Direttore me la rifiuta. Così son quasi sicuro che
mi voglia presto rimandare in Grecia. Per me vuol dire la fucilazione. Se ciò
accadrà non avrò paura della morte. Ma è in nome della lotta per la pace, in
cui tutti gli uomini democratici del mondo sono impegnati, che vi chiedo di
porgermi il vostro autorevole aiuto.
Pericle Soutsous
Nel 1951 l’ “Avanti” pubblicò una serie di articoli in cui si affermava che il centro profughi ospitava oltre ai volgari delinquenti, ai trafficanti di valuta, ai contrabbandieri di tutte le nazionalità, i militi di Kappler, i brigatisti di Pétain, gli Ustascha di Pavelich, gli anticomunisti romeni, ungheresi, cecoslovacchi e polacchi L’inchiesta era nata a seguito di una lettera pubblicata dal giornale il 24 ottobre scritta da un ufficiale dell’ex marina greca Pericle Soutsous, internato a Le Fraschette, che si lamentava della poca libertà. Il giornalista Mario Gallo in visita ad Alatri racconta di aver trovato in un bar “ un gruppo di tedeschi attorno a una bottiglia di cognac, un po’ brilli, allegri e festanti come scolaretti in vacanza..” dall’inchiesta venne fuori che, diversamente dal Sousous, alcuni godevano di troppa libertà, e tra questi anche l’ex tenente delle SS Feuchtinger reo confesso davanti alla Corte marziale tedesca e condannato per stupro e omicidio: si trovava al Campo ed “ha vitto e alloggio gratis, circola liberamente (…) ha chiesto di emigrare e il permesso gli era stato accordato senza tante difficoltà”.
All’inchiesta seguì l’interrogazione
parlamentare dell’ On. Giuliana Nenni e vivaci discussioni in consiglio
comunale. Nella seduta del 16 dicembre 1951 all’interrogazione presentata dal
consigliere dott. Minnocci in cui si chiedeva al Sindaco “se egli è intervenuto o intende intervenire presso l’ autorità
competente per reclamare provvedimenti atti ad evitare il ripetersi nella
nostra città dei fatti incresciosi e intollerabili denunciati all’opinione
pubblica dall’Avanti”, il Sindaco Avv. Emanuele Lisi precisò che “i fatti erano a conoscenza del ministero
dell’Interno e che il Sindaco non ha veste per interferire sull’andamento
interno del Campo. Al contrario, quando sono accaduti incidenti nell’ambito
della Città…. è sempre intervenuto energicamente
presso le competenti autorità per reclamare più severe sanzioni)(…)Dato
l’indirizzo di effettiva democrazia che ora guida indistintamente tutte le
istituzioni italiane, non deve sorprendere se i profughi stranieri (…). sono
trattati con fiducia da parte del personale dirigente e se viene loro accordata
una larga libertà di movimento fino a quando i medesimi se ne dimostrino
meritevoli. Alcuni di essi hanno abusato, ma questa constatazione non può
indurre la direzione del Campo a stringere i freni anche nei confronti di
coloro che hanno dato prova di buon comportamento. È da escludere che la Direzione usi ,per
motivi politici, una diversità di trattamento tra profughi di diverse nazionalità.(…)”
Il consigliere Minnocci, nella replica precisò che al Sindaco chiedeva di “farsi interprete presso il ministero
dell’Interno delle proteste della popolazione di Alatri per le sconcezze
verificatesi nella nostra città a opera dei profughi stranieri che continuano a
compiere gesti criminali e a scorazzare liberamente anche al di fuori di Alatri
in frequente e stretto contatto con elementi neofascisti”.
(
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del
testo
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